lunedì 23 luglio 2012

I sette peccati delle relazioni pubbliche. Quarto: l'approccio on/off

Quarto post della serie “I 7 peccati delle relazioni pubbliche “ per il quarto peccato nell’elenco stilato dalla Crenshaw.

Peccato no 4: L’approccio on/off. Questo errore riguarda i clienti. Alcune aziende pensano ai relatori pubblici come ad un rubinetto che possono aprire o chiudere a seconda dei bilanci o dell’andamento del business. Grande errore. Le Rp funzionano meglio come strumento di branding a lungo termine, a differenza della promozione delle vendite o della vendita diretta. Qui c’è un grande rapporto costo/opportunità. (Traduzione tratta dal sito Ferpi)

Non sono solo i relatori pubblici che sbagliano. Il quarto errore riguarda le aziende. A rigor di logica la Crenshaw avrebbe potuto scansare di inserirlo, tanto più che non usa mezze parole verso i relatori pubblici da lei definiti “dilettanti”.

E allora, i relatori pubblici devono pagare anche per i “peccati” degli altri ? Parrebbe di sì, e non solo perché lo dice la Crenshaw. Piuttosto perché gli errori di comunicazione delle aziende pesano parecchio sulla categoria che dalla comunicazione dovrebbe trarre il proprio prestigio e il proprio sostentamento.

Peccato quanto mai diffuso, soprattutto nelle realtà di dimensioni minori (ma non solo), che hanno il budget come unico criterio di riferimento, è frutto, manco a dirlo, della endemica mancanza di cultura della comunicazione organizzata che caratterizza molte aziende italiane.

Se non si mettono al centro delle politiche aziendali le relazioni con i pubblici di riferimento, i contatti con l’ambiente in cui un’organizzazione è inserita (visto che non sta sulla luna e nemmeno in mezzo a un deserto) non si arriva a comprendere che il lavoro del relatore pubblico deve essere continuativo. Le relazioni non si coltivano a singhiozzo, altrimenti non funzionano. A singhiozzo si può stampare una brochure, aggiornare un sito, emettere un comunicato stampa. Naturalmente il valore di queste azioni sporadiche risulterà molto diluito, al punto che talvolta sarà vanificato.

E allora, come fare a educare gli imprenditori a comunicare in maniera organizzata e continuativa ? Mostrando loro prima di tutto che lo si può fare a basso costo. Prima li si convince di questo, poi gli si mostra che la comunicazione funziona. Esattamente in questo ordine.

Non ha certamente costi rispondere alle e-mail che si ricevono (se vi sembra una banalità provata a contattare qualche azienda) ed è proprio il minimo che si può fare per comunicare con i propri pubblici.

Il costo che l’azienda ha sostenuto per far fare un sito con una sezione dedicata alle News si rivelerà inutile se non si provvederà ad aggiornare questa sezione, lasciandola languire mesi e anni senza contenuti.

A volte basta veramente poco per distinguersi dagli altri, come avere un profilo aziendale pronto per quando il giornalista telefona (lo fanno, anche alle piccole imprese), per quando si va in fiera, ecc. E sono necessari pochi accorgimenti per gestire l’interesse che l’azienda suscita quando comincia ad “apparire in pubblico”.

L’agenzia o il libero professionista delle relazioni pubbliche possono sottolineare ogni occasione di comunicazione, per creare continuità ed evitare le azioni spot, tanto belle quanto inutili.

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