martedì 31 luglio 2007

La relazione azienda-agenzia di comunicazione, gioie e dolori di un rapporto difficile 

Uno dei problemi che chi si occupa di comunicazione in un’azienda (un responsabile, un addetto, ma sovente nelle pmi è l’imprenditore stesso) si trova a dover gestire, è il rapporto con l’agenzia incaricata di realizzare gli strumenti per la comunicazione.
Mi ci ha fatto riflettere un interessante commento, inserito ieri, a un mio post di aprile. L’autore, Luigi, piccolo imprenditore, racconta di un cattivo rapporto con pseudoagenzie di comunicazione-web design-internet providing, ecc. chi più ne ha più ne metta. Perché, a quanto pare, molti sono gli improvvisati del mestiere che si ammantano di nomi altisonanti, poche le persone serie, preparate e competenti. Gli altri cavalcano la tigre internet con tutti gli annessi e connessi degli ultimi ritrovati tecnologici (bluetooth, ipod, ecc. l’importante è che il nome sia in inglese e possibilmente incomprensibile ai comuni mortali così rende bene in fattura). Con il risultato che spesso farsi fare un sito internet, che per le aziende molto piccole è lo strumento principe (quando non l’unico) per parlare con il mondo esterno, diventa un calvario: tempi di realizzazione che si allungano a dismisura, siti che restano a metà zeppi di famigerati errori 404 (file not found), sezioni in perenne costruzione, pagine non aggiornate, che irritano i visitatori fino a non farli tornare più.
Che fare ? Non fermarsi alla prima agenzia, che magari ci ha contattato via mail insieme ad altre duecento aziende finite nel database degli indirizzi. Vietato anche affidare la realizzazione del proprio sito a qualche gruppo di volenterosi ragazzotti che conoscono un po’ di flash e un po’ di html, solo per risparmiare qualche centinaio di euro. Cercare un’agenzia seria, dopo aver visto parecchi siti internet che ha realizzato e che ci piacciono. Soprattutto chiarirsi bene le idee sulle proprie strategie comunicative, che non si possono lasciar gestire all’agenzia. Piuttosto affidarsi prima a un consulente/agenzia di relazioni pubbliche che ci possa indirizzare. Il sito può venire dopo, quando si è ben sicuri di come si vuole porsi. Segnalo inoltre un vecchio post di Mike Manuel di Media Guerrilla sulle relazioni azienda-agenzia (in questo caso di relazioni pubbliche ma poi i criteri di scelta sono gli stessi)che ho trovato molto utile.
Buona fortuna Luigi, sono sicura che a Torino c’è anche gente valida in grado di realizzare un sito web decente.

sabato 28 luglio 2007

E' nato Ufficistampa.info 



Girando per i blog ho appreso di una bella iniziativa di Carlo Odello, rivolta a chi di mestiere fa l'addetto stampa, e di cui potete trovare tutti i dettagli qui

Testimonial poco coerenti con i messaggi ?  


Parte oggi la campagna radiofonica per la sicurezza stradale del Ministero dei Trasporti, sotto l’altro patrocinio del Presidente della Repubblica.

Sicuramente il periodo è azzeccato: tra la fine di luglio e i primi di agosto migliaia di persone sulle strade rientrano dalle vacanze estive e altrettante partono.

Ma i politici come testimonial (bontà loro), che prestano le loro voci per invitare a rispettare il codice della strada, saranno veramente credibili ?

Lodevole l’iniziativa (oltre che drammaticamente necessaria) ma queste persone appartengono a una categoria che puntualmente invita gli italiani a fare sacrifici, mentre loro vivono nel lusso.

Il messaggio rischia di fallire per mancanza di coerenza intrinseca.

venerdì 27 luglio 2007

Comunicazione e mistificazione: quando le parole eludono la realtà

Un esempio di pessima comunicazione, in cui le parole mistificano completamente la realtà fino a ribaltarne il significato ce lo fornisce l’Ansa in un articolo di cronaca sulla home page di oggi.
Il tragico fatto riporta dell’annegamento di un bimbo di 2 anni nella piscina di un asilo privato di Catania. “Il piccolo avrebbe eluso la sorveglianza delle operatrici e si sarebbe gettato in piscina”.

Ma stiamo scherzando ? Un bambino di due anni non elude nessuna sorveglianza, semplicemente è sorvegliato o non sorvegliato adeguatamente.

Di fronte alla portata del fatto la scelta delle parole pesa, eccome. L’Ansa non è un giornalino di paese.

lunedì 23 luglio 2007

Che cosa sono o non sono le pubbliche relazioni  

Mentre Mike Manuel di Media Guerrilla ritrae una situazione in cui agenzie/consulenti di relazioni pubbliche si arrabattano per arrivare a fine mese facendo un po’ di tutto quello che può rientrare – con le buone o con le cattive - nel settore pubbliche relazioni, Toni Muzi Falconi restringe non poco il campo.

Escludendo dalle errepì nell’ordine:

la pubblicità (che secondo me però può fare parte di un programma di comunicazione integrata);

il marketing (e qui sono d’accordo, ma la comunicazione di prodotto come la vogliano classificare ?);

la comunicazione interna (questo non me lo spiego, dato che la costruzione di rapporti positivi vale anche - e magari per prima cosa - per i dipendenti;

il customer service (che effettivamente è un’altra cosa ma che il settore errepì di un’azienda farebbe bene a tenere strettamente d’occhio) e,

inspiegabilmente, quello che molti considerano uno degli strumenti principali (e lo è, se usato bene), il sito internet.

Il mio modesto parere è che tutti gli strumenti di comunicazione che possono servire per creare una reputazione / instaurare relazioni che aiutino l’azienda a perseguire e raggiungere i suoi fini possano rientrare nel settore delle relazioni pubbliche. D’altra parte ogni azienda usa definizioni diverse di questo ambito e attribuisce ai dipendenti che se ne occupano le più svariate qualifiche. Cosicché può capitare che due persone con lo stesso inquadramento abbiano competenze che non hanno niente in comune. Parimenti, può succedere che persone con titoli diversissimi facciano all’incirca le stesse cose.

Comunque, sulla falsariga di quanto sopra, mi sono divertita a fare un elenco – semiserio – che sottopongo ai miei cinque lettori, chiedendo la loro opinione. Nel tentativo di chiarire se le situazioni che presento qui sotto possano o no essere considerate relazioni pubbliche (il dubbio è atroce):

a) il barista che chiacchiera con il cliente al banco o il gestore del ristorante che si ferma a parlare al tavolo del cliente

b) la receptionist che intrattiene il fornitore in sala d’attesa mentre questi aspetta che il responsabile dell’ufficio acquisti si faccia vivo

c) la vicina di casa che ci aggancia tutte le volte che ci incontra per le scale, sperando che, se diventa intima con noi, poi le presteremo lo zucchero, un uovo, un limone, un pizzico di sale quando resta senza

d) il contadino che ti invita a bere un bicchiere di quello buono dopo che gli hai comprato una cassetta di mele/pere/pesche e ti racconta che lui non dà niente alle piante

e) il libraio che ha letto il romanzo che un cliente sta comprando e lo ha trovato fantastico, però lo stesso autore ne ha scritti altri che sono ancora meglio

f) la commessa del negozio di abbigliamento che ha nove gonne uguali a quella che ti stai provando, in colori assortiti, e anche se le lavi in lavatrice non stingono e non si restringono

g) il venditore porta a portadi folletto/enciclopedia/surgelati che, al malcapitato che lo ha fatto entrare, racconta la storia della sua vita per impietosirlo

h) i testimoni di Geova che suonano alla porta o fermano per strada i passanti distribuendo un opuscolo sulla fine del mondo

i) le ragazze che regalano i biglietti omaggio delle discoteche nelle vie dello struscio

martedì 17 luglio 2007

Comunicare fiducia nell'epoca degli scandali  


Da alcuni giorni si può leggere su Comunitàzione il mio ultimo articolo di comunicazione d'impresa Comunicare fiducia nell'epoca degli scandali. Argomento purtroppo di stretta attualità, con il quale i relatori pubblici si trovano loro malgrado (quasi sempre) ad avere a che fare. Impegnati nel difficile compito di restituire credibilità all'azienda.

mercoledì 11 luglio 2007

Comunicazione d’emergenza e spauracchi 


L’anno scorso era l’aviaria, che da noi non è mai arrivata, e neanche ha provocato la pandemia che si temeva. Oggi sono la desertificazione e il riscaldamento del pianeta, sbattuti in prima pagina (anche grazie al Live Earth dei divi dagli inquinantissimi jet privati) in un luglio che è il meno caldo degli ultimi anni.

Comunicazione d’emergenza o creazione (voluta ? per ignoranza ? per incoscienza ?) di spauracchi ?

Sia come sia, tutte le regole della corretta comunicazione sono saltate. L’importante è fare del sensazionalismo. Un passaparola che inizia da chissà chi (studiosi che esprimono in maniera troppo tecnica ? giornalisti che fraintendono ? mah) e si propaga in maniera virale per tutti gli angoli del pianeta. Ingigantito come un sassolino che forma una frana, come una pallina di neve che provoca una valanga. Discorsi da commentare sul treno, in ufficio, al bar, dovunque, ma senza che sia possibile verificare la veridicità delle informazioni.

Sarà tutto vero ? Chi ci sarà dietro ? Qual è lo scopo di tutto ciò ? Almeno chiediamocelo, prima di credere a qualunque cosa.

lunedì 9 luglio 2007

How Addicted to Blogging Are You? 

50%How Addicted to Blogging Are You?

Mingle2 - Online Dating



Questa è la mia percentuale di blog addiction. Pensavo peggio (vedere il mio precedente post sull'argomento) ma credo che la percentuale sia in parte dovuta alla mancanza di tempo, altrimenti forse sarebbe più alta ! Meglio così.

Il Customer Care si può fare a ogni livello 


Le piccole imprese che non fanno il customer care con la scusa di non poter acquistare costosi programmi di CRM (chi li possiede spesso dice di sfruttarne solo una minima parte delle potenzialità) dovrebbero imparare da una panettiera di paese.

Quella nel cui negozio (ottima panetteria-pasticceria) mi trovano questa mattina.

Che ha ripreso (garbatamente) la commessa quando anziché chiedere “chi devo servire”, ha dato per scontato che il primo fosse un uomo, quando invece era un bambino che, intimidito, non aveva avuto il coraggio di farsi avanti per dire “ci sono prima io”.

La spiegazione della panettiera è stata che i bambini e gli anziani in genere non reagiscono (nel linguaggio aziendale si direbbe che “non inoltrano reclamo”), ma rimangono malissimo. “ E magari - avrà pensato la titolare - la prossima volta vanno in un altro negozio (c’è un’altra panetteria proprio lì accanto).

Quante volte clienti, magari piccoli, non di età ma di fatturato, sono trascurati perché “tanto non fanno abbastanza volume” ?

Quante volte accorgendoci di aver dato un servizio men che buono facciamo finta di niente se il cliente non si lamenta a gran voce (dormendo sul fatto che le sue lamentele con altri – potenziali clienti – possono innescare un passaparola che alla fine ci danneggia) ?

Questa non giovanissima signora di paese, che mentre sono entrata stava spazzando il pavimento (lei che è la padrona del negozio e ha vari dipendenti), potrebbe dare una bella lezione a molti manager di azienda.

venerdì 6 luglio 2007

Sono cattiva 

Avevo già scritto in un precedente post dell' insipienza di certi messaggi utilizzati dai pubblicitari per vendere le auto. Oggi ne ho ascoltato un altro alla radio. Pubblicizza un'auto (di cui volontariamente non cito marca e modello)facendola parlare in prima persona. Che cosa dice ? "sono cattiva !". La campagna, se non sbaglio, si chiama "cattivi dentro".

Ma che cosa significa che un'auto è cattiva ? O meglio come può essere interpretata questa frase dai tanti microcefali patentati che spadroneggiano sulle strade italiane ? Una macchina che si schianta contro un'altra, che investe sulle strisce un pedone ? Che falcia un ciclista o che taglia la strada a un motocisticlista? Mi auguro di no, ma se il risultato fosse questo, mi sembrerebbe il male minore che la vittima, piuttosto che qualcun altro, fosse il copywriter. Sono cattiva ?

giovedì 5 luglio 2007

Una class action contro Parmalat 


Gli oltre 27000 risparmiatori vittime del crac della Parmalat potrebbero intentate una class action, una causa civile di massa contro l’azienda, attualmente in amministrazione straordinaria, per il risarcimento dei danni subiti (in totale sono stati chiesti 38 milioni di euro). La società di Collecchio, che sotto la nuova gestione di Enrico Bondi pareva aver voltato pagina, potrebbe dover pagare. Intanto le sue azioni hanno perso oltre l’8 %. Altro che relazioni pubbliche, per risollevare l’immagine e la reputazione dell'impresa, che i suoi stakeholder li ha pugnalati alle spalle, ci vuole un miracolo ! Sarebbe stato meglio lavorare bene quando si era ancora in tempo, direbbe il grillo parlante di Pinocchio.