mercoledì 21 febbraio 2007

Ma che brutta la pubblicità di Dolce & Gabbana  



La Spagna dice di no a Dolce&Gabbana, il duo di stilisti punta di diamante della moda italiana nel mondo. Alla quale rendono talvolta un cattivo servizio. Come con questa pubblicità di gusto pessimo (in verità non è la prima). Ce ne informa l’Ansa in una nota pubblicata ieri sul proprio sito internet (www.ansa.it). In effetti l’immagine è proprio brutta e la inserisco in questo post solo a scopo documentario. La tentazione sarebbe quella di cestinarla immediatamente. Mostra un uomo a torso nudo che immobilizza a terra una donna tenendola per i polsi, mentre altri quattro lo osservano. Parebbe il preludio a uno stupro. E, secondo l’Institudo de la Mujer – che insieme all’associazione consumatori Facua e ai Verdi ha chiesto di ritirarla - incita alla violenza contro le donne. In ogni caso l’immagine è greve, intrisa di volgarità. Nella sua accentuata banalità non scandalizza neppure, come forse era nelle intenzioni degli stilisti, è solo brutta. Resta difficile da capire come si possa pensare di associarla con successo a un marchio che è noto per lo stile piuttosto raffinato delle sue realizzazioni. Un connubio che se non fosse per l’ormai consolidata fama del duo siciliano difficilmente gioverebbe alla notorietà di un’azienda.

lunedì 12 febbraio 2007

Tutte a scuola di Relazioni Pubbliche: ce le spiega Cosmopolitan 

Da anni professionisti, studiosi, ricercatori e docenti di Relazioni Pubbliche lavorano perché la loro disciplina possa acquisire finalmente lo status e la reputazione che meriterebbe. Perché ne venga riconosciuta l'importanza strategica nelle decisioni che un'azienda prende, tale da influenzarne l'immagine presso il pubblico in maniera determinante per il suo successo sul mercato e il suo andamento economico.
Quanto è chiaro per gli addetti ai lavori purtroppo non è altrettanto lampante per la massa dei profani, quelli che parlano per sentito dire, i non informati. A dimostrazione che il ruolo portante che le relazioni pubbliche (leggi anche comunicazione d'impresa) rivestono in un'azienda (un ente, un'associazione, un'organizzazione) al pari di funzioni come l'amministrazione, il marketing, le vendite, non è stato ancora digerito, metabolizzato, assimilato, che resta della strada da fare perché questa disciplina sia percepita universalmente per quello che è.
Una dimostrazione ci arriva dal sito della rivista Cosmopolitan (www.cosmopolitan.it) in cui capito per caso navigando. Mi colpisce uno degli articoli di copertina (o dovrei dire home page ?) dal titolo "Relazioni aperte". Il pezzo non è recentissimo (per essere su internet), porta la data del 15 dicembre 2006, comunque finché non cambiano la pagina, l'articolo resta leggibile cliccando su www.cosmopolitan.it/pensaate/articolo/idA026001001809.art
Tratta, manco a dirlo, di relazioni pubbliche, di come si diventa pierre (relatore pubblico ? comunicatore aziendale ?) e di quali capacità occorrono per intraprendere questa professione. Secondo Cosmopolitan requisiti essenziali sono la parlantina sciolta e la voglia di stare in mezzo alla gente, evitare di ubriacarsi in pubblico esagerando con i cocktail, presentarsi con il look "giusto" indossando il classico tubino nero e soprattutto evitare le scarpette con tacco di 12 centimetri che impedirebbero di restare alle feste fino all'ultimo.
En passant si cita la preparazione "ti servono una laurea in materie umanistiche o in Scienze della Comunicazione", sostituibili eventualmente da un corso tenuto dalla guru Tiziana Rocca dove apprendere tutti i segreti su come diventare la regina delle feste. Per quanto riguarda i rapporti con la stampa - che sono fondamentali dice Cosmopolitan (bontà sua)- è presto detto "impara a memoria i nomi dei direttori dei giornali e dei magazine" e "diventa tuttologa: guarda tanta tv e leggi un paio di quotidiani al giorno" e voilà, eccoti pierre professionista. In barba a chi da anni studia, si aggiorna, si confronta, lavora sul serio.
Sarà che Cosmopolitan non assomiglia più vagamente alla rivista femminile di attualità all'avanguarda come si proponeva al pubblico anni fa, però vende ancora tante copie e fa opinione presso le sue lettrici.
Ma quale opinione ? PR come Pranzi & Ricevimenti ? Purtroppo per molti non è una battuta.

venerdì 2 febbraio 2007

Il brand si fa cultura. Una mostra di F. Sassi sui marchi commerciali del passato 


“L’Alessandria commerciale nelle creazioni grafiche e nei marchi di Franco Sassi” è il titolo di una mostra inaugurata il 27 gennaio (durerà fino al 4 marzo) presso Palazzo Cuttica nel capoluogo alessandrino.
Organizzata dall’Assessorato comunale alla Cultura, propone litografie, incisioni e disegni dell’artista Franco Sassi, ultimo erede dei litografi pubblicitari alessandrini a lavorare la pietra levigata Senefelder. Le opere espose nelle settecentesche sale di Palazzo Cuttica riportano in vita la vecchia Alessandria del commercio dagli anni Trenta ai primi anni Settanta del secolo scorso, un periodo che copre quasi tutto l’arco produttivo dell’artista incisore. Una piccola selezione di opere, realizzate dai maestri di Sassi (Pochettini, Filippa e altri) risale invece agli anni tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento.
Tra i marchi celebri che hanno fatto la storia non solo commerciale e industriale di Alessandria, non potevano mancare quello della Antica Casa Borsalino, scelto per comparire sul manifesto dell’evento, della Gandini, storica azienda di profumi, di Imca Radio, che nel 1935 comincia la sua produzione di apparecchi radiofonici di alta gamma. Esposte anche le realizzazioni grafiche per l’Automobile Club Alessandria, l’argenteria Ima, le distillerie Zaniboni.
L’esposizione, abbastanza inconsueta nel suo genere, oltre a ricordare la lunga tradizione commerciale della città di Alessandria, ha il merito di presentare il marchio sotto una luce inedita, evidenziandone il profilo artistico e culturale, non solo in quanto oggetto di una mostra, ma proprio per il suo contributo alla costruzione dell’immagine e dell’identità della città.